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意语阅读:《木偶奇遇记》36

来源: 2017-08-24 22:20

 36. Finalmente Pinocchio cessa d'essere un burattino e diventa un ragazzo.

Pinocchio e Geppetto sul dorso del Tonno

Mentre Pinocchio nuotava alla svelta per raggiungere la spiaggia, si accorse che il suo babbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambe mezze nell'acqua, tremava fitto fitto, come se al pover'uomo gli battesse la febbre terzana.

Tremava di freddo o di paura? Chi lo sa? Forse un po' dell'uno e un po' dell'altro. Ma Pinocchio, credendo che quel tremito fosse di paura, gli disse per confortarlo:

"Coraggio babbo! Fra pochi minuti arriveremo a terra e saremo salvi."

"Ma dov'è questa spiaggia benedetta?" domandò il vecchietto diventando sempre più inquieto, e appuntando gli occhi, come fanno i sarti quando infilano l'ago. "Eccomi qui, che guardo da tutte le parti, e non vedo altro che cielo e mare."

"Ma io vedo anche la spiaggia", disse il burattino. "Per vostra regola io sono come i gatti: ci vedo meglio di notte che di giorno."

Il povero Pinocchio faceva finta di essere di buonumore: ma invece... Invece cominciava a scoraggiarsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso e affannoso... insomma non ne poteva più, la spiaggia era sempre lontana.

Nuotò finché ebbe fiato: poi si voltò col capo verso Geppetto, e disse con parole interrotte:

"Babbo mio, aiutatemi... perché io muoio!"

E il padre e il figliuolo erano oramai sul punto di affogare, quando udirono una voce di chitarra scordata che disse:

"Chi è che muore?"

"Sono io e il mio povero babbo!..."

"Questa voce la riconosco! Tu sei Pinocchio!..."

"Preciso: e tu?"

"Io sono il Tonno, il tuo compagno di prigionia in corpo al Pesce-cane."

"E come hai fatto a scappare?"

"Ho imitato il tuo esempio. Tu sei quello che mi hai insegnato la strada, e dopo te, sono fuggito anch'io."

"Tonno mio, tu capiti proprio a tempo! Ti prego per l'amor che porti ai Tonnini tuoi figliuoli: aiutaci, o siamo perduti."

"Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutt'e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva."

Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo accettarono subito l'invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno.

"Siamo troppo pesi?..." gli domandò Pinocchio.

"Pesi? Neanche per ombra; mi par di avere addosso due gusci di conchiglia", rispose il Tonno, il quale era di una corporatura così grossa e robusta, da parere un vitello di due anni.

Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo, per aiutare il suo babbo a fare altrettanto: poi si voltò al Tonno, e con voce commossa gli disse:

"Amico mio, tu hai salvato il mio babbo! Dunque non ho parole per ringraziarti abbastanza! Permetti almeno che ti dia un bacio in segno di riconoscenza eterna!..."

Il Tonno cacciò il muso fuori dall'acqua, e Pinocchio, piegandosi coi ginocchi a terra, gli posò un affettuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissima tenerezza, il povero Tonno, che non c'era avvezzo, si sentì talmente commosso, che vergognandosi a farsi veder piangere come un bambino, ricacciò il capo sott'acqua e sparì.

Intanto s'era fatto giorno.

Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato di reggersi in piedi, gli disse:

"Appoggiatevi pure al mio braccio, caro babbino, e andiamo. Cammineremo pian pianino come le formicole, e quando saremo stanchi ci riposeremo lungo la via."

"E dove dobbiamo andare?" domandò Geppetto.

"In cerca di una casa o d'una capanna, dove ci diano per carità un boccon di pane e un po' di paglia che ci serva da letto."

Non avevano ancora fatti cento passi, che videro seduti sul ciglione della strada due brutti ceffi, i quali stavano lì in atto di chiedere l'elemosina.

Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d'una volta. Figuratevi che il Gatto, a furia di fingersi cieco, aveva finito coll'accecare davvero: e la Volpe invecchiata, intignata e tutta perduta da una parte, non aveva più nemmeno la coda. Così è. Quella trista ladracchiola, caduta nella più squallida miseria, si trovò costretta un bel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che la comprò per farsene uno scacciamosche.

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